venerdì 30 dicembre 2011

Dieci azioni comuni soppiantate dallo smartphone


Toccava anche a me, prima o poi, scrivere una lista di 10 cose simile a quelle che spopolano nel mondo del web.
Quella di oggi è semplice e si riferisce alle 10 azioni del vivere comune che sono  state rimpiazzate dall'utilizzo dello smartphone.
Quella di seguito quindi è una valutazione molto poco oggettiva ma con un fondo alto 1 cm di verità.

1. Prendere carta e penna per annotare qualche informazione.
Tra le mille funzioni dello smartphone sicuramente una molta comoda è il poter annotare qualsiasi informazione. In poche mosse, grazie anche ai software di riconoscimento vocale, si può segnare nell'agenda touch tutto quello che serve. Dagli appuntamenti (sincronizzatti con il cloud calendar) al nome di una via, da un libro da acquistare un futuro a un titolo di una canzone, tutto può essere salvato sullo smartphone. Tuttavia così facendo si rischia di perdere l'arte dello scrivere a mano, sviluppata in anni di studi. Ma vi ricordate quando, per il tema in classe, si doveva compilare sia la brutta che la bella copia? Ore e ore di pagine scritte e ricopiate, che provocavano una quasi paralisi del polso? Ai tempi avevamo acquisito l' abilità di uno scriba egizio. Ora provate a vergare un qualsiasi documento a mano: a che riga vi vengono i crampi?

2. Chiedere indicazioni stradali.
Vi siete persi, ammettelo. Ma, grazie al navigatore incorporato e al potente GPS installato sul vostro smartphone, potete rintracciare il luogo di destinazione oppure riorientare la vostra vettura verso la meta desiderata. Chiedere indicazioni stradali diventa difficile, scomodo e noioso.
Magari può capitare che, nel chiedere informazioni a uno sconosciuto passante, questo si offra pure di accompagnarmi al luogo che stavate cercando.

mercoledì 28 dicembre 2011

L’NFC trasformerà lo smartphone nell’oggetto perfetto.


Pagare con lo smartphone direttamente alla cassa è ormai realtà. Grazie alla tecnologia NFC, già attiva in diversi paesi nel mondo, si può avvicinare il proprio smartphone vicino ad un lettore e registrare il proprio acquisto, nello stesso modo con cui si passa l’abbonamento magnetico per entrare i metropolitana o per far scattare il tornello in piscina.
Niente di più facile.
In Italia come siamo messi? Con il consueto e immancabile ritardo, nel 2012  partirà un progetto pilota che coinvolgerà l’istituto di credito Intesa San Paolo e Mastercard e ne attendiamo lo sviluppo.
Quando e come si diffonderà questa tecnologia sarà il tempo a determinarlo (e il mercato).
Quello che incuriosisce e stuzzica l’immaginazione è il fatto che si va verso l’oggetto che “fa tutto”.


Chiamare, rispondere a mail, giocare, socializzare, scrivere, fare foto e video, creare promemoria, chattare, leggere notizie, cercare una via in una mappa: sono solo alcune delle funzioni accessibili con lo smartphone. 
Esistono milioni di applicazioni che possono integrare e arricchire di servizi il nostro “supertelefono”.
C’è chi lo venera come una reliquia, chi non resiste più di un’ora senza toccarlo, chi lo consulta a ogni batter di ciglia. Lo smartphone diventa l’oggetto sacro perché perfetto nelle sue infinite possibilità
NFC payment
Ora, attraverso l’NFC, si raggiunge una sintesi divina tra il nostro conto in banca e questo strumento altamente tecnologico.
Dal bar al negozio di scarpe, dal biglietto del treno al negozio d’arredi, potremo andarci senza contanti e far esplodere tutta la potenza del nostro smartphone pagando direttamente alla cassa.
Un passaggio veloce sul lettore e via, pronti a spendere altri euro.


Immagino frotte di persone estrarre, come dei cowboy, la propria pistola touch e assaltare i negozi per derubarli come nel più selvaggio far west.
Consumi alle stelle, milioni di persone impazzite nello sventolare agilmente il proprio telefono con NFC integrato.
Si terranno persino corsi di “come pagare con lo smartphone senza farlo cadere”.


Poi un giorno qualcuno avverte, durante l’acquisto, un strano segnale mai sentito finora.
Il commesso timoroso si avvicina al cliente dicendo “provi a ripassarlo, a volte non lo prende subito”.
Inutile, il rumore funesto si ripete nuovamente. Il commesso con gentilezza chiede di poter controllare lo smartphone per capire di che problema si tratta. Dopo alcuni minuti di attesa sentenzia “Scusi signore, ma il suo credito è finito”.


E fu così che l’NFC prosciugherà  il conto in banca di questo signore. Sarà così anche per noi?

giovedì 22 dicembre 2011

Sindrome da Check-in


Ad oggi esistono decine di applicazioni e programmi che permettono, a qualsiasi persona armata di smartphone, di segnalare la propria presenza reale nel virtuale.
Tra Foursquare, Gowalla, Yelp, Facebook Places e Google Places quotidianamente  si possono rilasciare una serie infinita di check-in. 
Ma perché così tanta gente decide farsi localizzare tramite queste tecnologie? Si potrebbe diagnosticare per alcuni una sindrome da check-in.

Quello che si sta creando è una costellazione di luoghi parallela alla realtà in cui viviamo.
La maggior parte dei check-in è pubblica, il che significa che le persone non si preoccupano affatto di nascondere la propria posizione. C’è un intenso desiderio di rilasciare tracce sparse, come le tigri  o altri animali, a noi più vicini, che lo fanno per delimitare il proprio territorio.
Tuttavia non credo che sia per una questione squisitamente biologica. 

Si rilasciano check-in perché è premiante, appagante ed è un’attività da eseguire che ci tiene occupati. Ebbene, in questa epoca in cui siamo assorbiti da mille cose da fare e da ricordare, siamo spinti a cercarne ancora di nuove.
Scoprire luoghi in cui posso essere premiato per aver segnalato la mia presenza è un occupazione stimolante, per quanto frivola possa definirsi. 
Quante azioni compiamo quotidianamente senza un reale scopo e fine a se stesse? Quanti piccoli atti effettuiamo in giornata privi di qualsiasi ragione valida?
Molti fumano per ingannare il tempo, altri invece di accendersi una sigaretta prendono il loro smartphone e si godono un istantaneo check-in.
Se poi questa attività è interattiva e ha una dimensione ludica, diventa ancora più appetibile.

Questo aspetto è legato in particolare alla conformazione degli smartphone e dei tablet, oggetti dalle infinite “applicazioni” e dalle innumerevoli possibilità. Talmente potenti da creare e arricchire una realtà che ci circonda e che prende una forma propria.
Non a caso servizi come Foursquare, Gowalla vengono anche identificati come applicazioni  di realtà aumentata (augmented reality). Permettono la costruzione di un immaginario condiviso attorno al nostro vivere quotidiano, inserendo elementi che traslano dal virtuale al reale.
Così i locali cui siamo soliti frequentare acquisiscono una luce diversa sotto Foursquare: ora può diventare un luogo di cui ambire la leadership (si acquisisce il ruolo di Major).

Tuttavia Facebook Luoghi non sembra affatto appagante e non propone alcuna dimensione ludica. Nemmeno sconti o promozioni dato che Facebook Deals è stato sospeso da tempo.
Nonostante ciò, noto che vengono rilasciati diversi chek-in con Facebook
Potrebbe essere perché nel segnalare la mia presenza ai miei amici o conoscenti possono eventualmente raggiungermi? Oppure è perché ci sembra di valere di più nel momento in cui comunichiamo al mondo che esistiamo in un dato luogo, hic et nunc?
Ma in tutto ciò la privacy dove fa a finire? Non è paradossale come spesso ci sforziamo nel custodire  gelosamente molti fatti personali dalla rete e poi non ci facciamo problemi a lanciare segnali di fumo virtuali nel e con il web?

Quale sia il motivo che ci spinge a creare segnalazioni digitali con i mezzi di geolocalizzazione, è chiaro che di questo passo prenderà forma una sorta di “virtualsfera” in cui il digitale comincerà a inserirsi nella fisicità dei luoghi visitati.
Allora finiremo a far l’amore virtuale come nel film Demolition man?

martedì 20 dicembre 2011

Visioni dal futuro: 30 milioni di smartphone nel 2012 in Italia


Faccio una previsione: a metà del 2012 in Italia saranno attivi 30 milioni di smartphone, nonostante la crisi e la recessione dichiarata.
Ci lasceremo il 2011 con un dato trionfale per questo mercato, ovvero 20 milioni di pezzi venduti senza conteggiare il periodo natalizio.
Da dove esce questa cifra? Da considerazioni di tipo statistico, sociologico e psicologico.
Statistiche ricavate stimando il dato delle vendite natalizie, che raggiungerà i 3 milioni di pezzi (calcolo al ribasso il mio) e in base al trend registrato un paio di mesi fa.

Questa mia ipotesi si rafforza quando osservo le persone della mia città.
Scopro quotidianamente di essere circondato da smartphone: in tram, in treno, nei centri commerciali, al ristorante, al bar, in stazione, durante un concerto. Ovunque vedo gente con il dito puntato verso il touchscreen pronti a interrogare questi miracoli della tecnologia, come una sorte di sfera magica, catturando la loro (e la mia) attenzione.

Un episodio può chiarire questa mia convinzione.
Alcune settimane fa entro in un negozio dell'operatore 3 (era venerdì pomeriggio) e c'era la fila per acquistare uno smartphone. Il negoziante si rivolge ai clienti in attesa dicendo che “per oggi ne sono rimasti soltanto 5”.
Incuriosito chiedo poi al negoziante quanti ne aveva venduti. Lui sgrana gli occhi e mi riferisce che li sta “dando via come il pane” e che solo per quella giornata ne aveva piazzati circa 40.
Rimango sbalordito: 40 smartphone sono veramente tanti. Se faccio quattro conti, molto semplicistici, nel mese di Dicembre raggiungiamo quota 1000.
Inoltre un mia amico, che lavora presso un ipermercato nel reparto Telefonia mobile, mi snocciola un altro  fatto: per un cellulare venduto ci sono 10 smartphone acquistati.
Non vi ho convinto? Allora guardate i volantini che i vari megastore di elettrodomestici e hi-tech vi inviano a casa: le prime pagine che sfogliate sono dedicate solamente agli smartphone. Potete trovarne elencati 20-30 modelli.

mercoledì 14 dicembre 2011

Come usare Gowalla per il turismo


Ho pensato: perchè non provare a usare Gowalla per creare una strategia virale  per aziende attive nel settore della ristorazione e del turismo?
Gowalla, usato molto dai turisti, specialmente quelli stranieri, può diventare un ottimo mezzo per attirare nuovi clienti. Basta saperlo reinterpretare. Come?


L’idea di fondo è quella di lasciare dei commenti e creare degli spot informativi sparsi per la città, accanto a liste di luoghi meritevoli di una visita. Guarda caso ci sarà anche il mio locale, descritto per bene e con tanto di feedback positivi.


Istruzioni
Provate ad attivare un vostro account in Gowalla (con o senza Facebook è indifferente), ma fate attenzione a come lo create: non usate il vostro nome ma un nickname legato alla vostra città di appartenenza. Ad esempio, se la vostra città è Parma chiamatelo “IamParma” oppure “HereinParma” oppure, ancor meglio, “HiddenParma”. Quello che deve trasparire fin da subito dal vostro nickname è il legame con la città. Scrivetelo anche nella bio del vostro profilo.

martedì 13 dicembre 2011

Alzi la mano chi si ritiene un esperto del web!


Seo, sem specialist, sem senior junior consultant, esperto web-marketing: tutti si proclamano esperti e professionisti del web. Ma è possibile che basti un blog, quattro consigli e un attimo di SEO per qualificarsi come tale?
Tutti si spacciano come guru e santoni del web targato 2.0 (o 3.0 o 4.1...). Niente di sbagliato ed è altrettanto lecito.
Veramente c'è così tanta gente appassionata di web-marketing e ne fa un credo?
Poi tutti con questo tono amichevole ed ammiccante, tutti pronti a darti consigli, dritte e utili guide per essere primo su Google, per fare un ottimo posizionamento o per creare una landing page fichissima.
Ma non vi rendete conto che state copiando l'uno con l'altro? Cercate di essere seri: possibile che il tuo blog parli dello stesso argomento di altri 500 blog uguali?
Questa mio giudizio non ha nulla a che fare con la libertà di parola: ognuno dice/scrive di quel che vuole.
Solo che ripetere come pappagalli le stesse cose non mi sembra un gran scrivere. Forse è più un esercizio stilistico o una mera operazione di “creare conversazione per portate conversione”.
Insomma: guadagnare.
Lodevole che in un periodo di crisi ci si sbatta per inventare professionalità che il mondo del lavoro non riesce a dare: la disoccupazione giovanile è al 30% in Italia e a questo punto uno l' impiego se lo inventa.
Però che pizza vedere che tutti puntano a essere dei webmarkettari di ultimo grido. Un minimo di originalità, dai.

Critica vacua la mia? Può darsi.
Tuttavia c’è il grosso rischio che tutto questo parlare e fornire informazioni sia autoreferenziale.
Veramente tutti i followers sono potenziali clienti interessati a investire tempo e denaro con il webmarketing? Non è che una buona parte invece sono altrettanti addetti del settore oppure semplicemente persone interessate all’argomento in quanto “fonte di un possibile lavoro”?
E', a volte, un parlarsi addosso e niente più.

Un consiglio ve lo do io: se ci tenete tanto a parlare di web-marketing in tutte le salse fate una cosa utile e organizzate degli incontri per le aziende del vostro comune. Spiegate a loro quanto potente può essere Internet per creare business: diffonderete così la cultura web in modo più veloce attorno a voi, diventando un punto di riferimento per qualcuno in carne e ossa con cui interloquire.
Amen

mercoledì 7 dicembre 2011

La tua azienda in Foursquare: ora o mai più!


Se stai cercando nuovi strumenti e strategie per innovare la tua azienda e intuisci che con il web lo si può fare a costi contenuti, devi correre al più presto su Foursquare e creare la tua venue (tradotto: scheda attività).

Prima di capire perché è un rischio non essere oggi su Foursquare, bisogna chiarire che cos'è.
Viene denominato come una sorta di canale di geolocalizzazione, ovvero un sistema per segnalare la tua presenza in determinati luoghi, pubblici o privati.
Il sistema di funzionamento è piuttosto semplice: si scarica l'app sul proprio smartphone, quando ci si trova in un luogo basta effettuare il check-in (e, se si vuole, aggiornare con esso il proprio status di Facebook e Twitter), accumulando punti e vincendo dei badge che possono essere di vario tipo.
Quanti più check in si effettuano in un luogo tanto più alta è la possibilità di diventare mayor di quel posto; inoltre ciascun utente è inserito in una classifica comparativa con i propri amici basata sui punti accumulati e può inserire consigli e commenti sui posti visitati.

Quello che interessa maggiormente per un'azienda è la creazione di una venue che, a sua 
volta, permette di lanciare offerte chiamate “specials” ai potenziali users di Foursquare.
Ora, tramite gli Specials, puoi mettere in piedi delle vere e proprie campagne pubblicitarie, basate su offerte originali e targetizzate, a costo zero e altamente efficaci e controllabili.



A costo zero perchè per iscrivere la tua attività e creare le tue promozioni non cacci fuori un euro: è tutto gratis. Non paghi nessuna commissione come per Groupon, che ti chiede il 50% per ogni coupon da te venduto.

lunedì 5 dicembre 2011

Facebook acquista Gowalla

Facebook ha acquistato il servizio di geolocalizzazione Gowalla, un servizio che in Italia non è ancora esploso ma che, con questa inattesa mossa, potrebbe cambiare le sue sorti.


CNN Money cita "una fonte vicina a Gowalla" secondo cui Facebook ha acquisito la società per una somma non ancora rivelata. La maggior parte dei dipendenti Gowalla, tra cui il fondatore Josh Williams,si stanno preparando per passare dalla società di Austin, Texas,  alla sede di Facebook a Palo Alto, in California, per lavorare sulla funzione Timeline di Facebook, prodotto che necessita di una certa evoluzione.


"E 'una partita perfetta", dice la fonte anonima citata da CNN Money. "Per quanto riguarda il quadro generale, lo scopo di Gowalla è coinvolgere persone che raccontano storie, mentre quello di Facebook  è di raccogliere momenti importanti nella vita attraverso la Timeline".

martedì 8 novembre 2011

Primo post di YelloWebanana

Oggi si inizia a postare in questo nuovo blog. Sono indeciso per il nome: meglio YelloWeBanana o YelloWebanana? Mah...staremo a vedere