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lunedì 16 gennaio 2012

Vampiri contro Lincatropi: il caso di Tassa.li


Mi hanno segnalato recentemente il sito Tassa.li,  un app e anche un sito con cui e in cui segnalare tutte le volte che qualche esercente non rilascia un documento fiscale, a seguito di un acquisto di qualche bene o servizio.
Il gelataio non vi ha fatto lo scontrino? Allora voi, esattori improvvisati, estraete il vostro smartphone dalla tasche e segnalate entità dell’evasione,  data e luogo, tipologia di attività commerciale a cui appartiene l’evasore.
L’anonimato è garantito sia per voi che fate la denuncia, sia per gli evasori.

Insomma, uno strumento che “dà l'opportunià di segnalare gratuitamente ed in modo anonimo episodi di evasione fiscale” e decisamente in linea con gli ultimi controlli effettuati della guardia di finanza a Cortina, che tanto scalpore ha fatto, generando un certo seguito di critiche e malumori.
Insomma sembra che  i vampiri dello Stato (evasori) debbano fari i conti con un folto gruppo di licantropi arrabbiati (gli utenti).

venerdì 30 dicembre 2011

Dieci azioni comuni soppiantate dallo smartphone


Toccava anche a me, prima o poi, scrivere una lista di 10 cose simile a quelle che spopolano nel mondo del web.
Quella di oggi è semplice e si riferisce alle 10 azioni del vivere comune che sono  state rimpiazzate dall'utilizzo dello smartphone.
Quella di seguito quindi è una valutazione molto poco oggettiva ma con un fondo alto 1 cm di verità.

1. Prendere carta e penna per annotare qualche informazione.
Tra le mille funzioni dello smartphone sicuramente una molta comoda è il poter annotare qualsiasi informazione. In poche mosse, grazie anche ai software di riconoscimento vocale, si può segnare nell'agenda touch tutto quello che serve. Dagli appuntamenti (sincronizzatti con il cloud calendar) al nome di una via, da un libro da acquistare un futuro a un titolo di una canzone, tutto può essere salvato sullo smartphone. Tuttavia così facendo si rischia di perdere l'arte dello scrivere a mano, sviluppata in anni di studi. Ma vi ricordate quando, per il tema in classe, si doveva compilare sia la brutta che la bella copia? Ore e ore di pagine scritte e ricopiate, che provocavano una quasi paralisi del polso? Ai tempi avevamo acquisito l' abilità di uno scriba egizio. Ora provate a vergare un qualsiasi documento a mano: a che riga vi vengono i crampi?

2. Chiedere indicazioni stradali.
Vi siete persi, ammettelo. Ma, grazie al navigatore incorporato e al potente GPS installato sul vostro smartphone, potete rintracciare il luogo di destinazione oppure riorientare la vostra vettura verso la meta desiderata. Chiedere indicazioni stradali diventa difficile, scomodo e noioso.
Magari può capitare che, nel chiedere informazioni a uno sconosciuto passante, questo si offra pure di accompagnarmi al luogo che stavate cercando.

mercoledì 28 dicembre 2011

L’NFC trasformerà lo smartphone nell’oggetto perfetto.


Pagare con lo smartphone direttamente alla cassa è ormai realtà. Grazie alla tecnologia NFC, già attiva in diversi paesi nel mondo, si può avvicinare il proprio smartphone vicino ad un lettore e registrare il proprio acquisto, nello stesso modo con cui si passa l’abbonamento magnetico per entrare i metropolitana o per far scattare il tornello in piscina.
Niente di più facile.
In Italia come siamo messi? Con il consueto e immancabile ritardo, nel 2012  partirà un progetto pilota che coinvolgerà l’istituto di credito Intesa San Paolo e Mastercard e ne attendiamo lo sviluppo.
Quando e come si diffonderà questa tecnologia sarà il tempo a determinarlo (e il mercato).
Quello che incuriosisce e stuzzica l’immaginazione è il fatto che si va verso l’oggetto che “fa tutto”.


Chiamare, rispondere a mail, giocare, socializzare, scrivere, fare foto e video, creare promemoria, chattare, leggere notizie, cercare una via in una mappa: sono solo alcune delle funzioni accessibili con lo smartphone. 
Esistono milioni di applicazioni che possono integrare e arricchire di servizi il nostro “supertelefono”.
C’è chi lo venera come una reliquia, chi non resiste più di un’ora senza toccarlo, chi lo consulta a ogni batter di ciglia. Lo smartphone diventa l’oggetto sacro perché perfetto nelle sue infinite possibilità
NFC payment
Ora, attraverso l’NFC, si raggiunge una sintesi divina tra il nostro conto in banca e questo strumento altamente tecnologico.
Dal bar al negozio di scarpe, dal biglietto del treno al negozio d’arredi, potremo andarci senza contanti e far esplodere tutta la potenza del nostro smartphone pagando direttamente alla cassa.
Un passaggio veloce sul lettore e via, pronti a spendere altri euro.


Immagino frotte di persone estrarre, come dei cowboy, la propria pistola touch e assaltare i negozi per derubarli come nel più selvaggio far west.
Consumi alle stelle, milioni di persone impazzite nello sventolare agilmente il proprio telefono con NFC integrato.
Si terranno persino corsi di “come pagare con lo smartphone senza farlo cadere”.


Poi un giorno qualcuno avverte, durante l’acquisto, un strano segnale mai sentito finora.
Il commesso timoroso si avvicina al cliente dicendo “provi a ripassarlo, a volte non lo prende subito”.
Inutile, il rumore funesto si ripete nuovamente. Il commesso con gentilezza chiede di poter controllare lo smartphone per capire di che problema si tratta. Dopo alcuni minuti di attesa sentenzia “Scusi signore, ma il suo credito è finito”.


E fu così che l’NFC prosciugherà  il conto in banca di questo signore. Sarà così anche per noi?

giovedì 22 dicembre 2011

Sindrome da Check-in


Ad oggi esistono decine di applicazioni e programmi che permettono, a qualsiasi persona armata di smartphone, di segnalare la propria presenza reale nel virtuale.
Tra Foursquare, Gowalla, Yelp, Facebook Places e Google Places quotidianamente  si possono rilasciare una serie infinita di check-in. 
Ma perché così tanta gente decide farsi localizzare tramite queste tecnologie? Si potrebbe diagnosticare per alcuni una sindrome da check-in.

Quello che si sta creando è una costellazione di luoghi parallela alla realtà in cui viviamo.
La maggior parte dei check-in è pubblica, il che significa che le persone non si preoccupano affatto di nascondere la propria posizione. C’è un intenso desiderio di rilasciare tracce sparse, come le tigri  o altri animali, a noi più vicini, che lo fanno per delimitare il proprio territorio.
Tuttavia non credo che sia per una questione squisitamente biologica. 

Si rilasciano check-in perché è premiante, appagante ed è un’attività da eseguire che ci tiene occupati. Ebbene, in questa epoca in cui siamo assorbiti da mille cose da fare e da ricordare, siamo spinti a cercarne ancora di nuove.
Scoprire luoghi in cui posso essere premiato per aver segnalato la mia presenza è un occupazione stimolante, per quanto frivola possa definirsi. 
Quante azioni compiamo quotidianamente senza un reale scopo e fine a se stesse? Quanti piccoli atti effettuiamo in giornata privi di qualsiasi ragione valida?
Molti fumano per ingannare il tempo, altri invece di accendersi una sigaretta prendono il loro smartphone e si godono un istantaneo check-in.
Se poi questa attività è interattiva e ha una dimensione ludica, diventa ancora più appetibile.

Questo aspetto è legato in particolare alla conformazione degli smartphone e dei tablet, oggetti dalle infinite “applicazioni” e dalle innumerevoli possibilità. Talmente potenti da creare e arricchire una realtà che ci circonda e che prende una forma propria.
Non a caso servizi come Foursquare, Gowalla vengono anche identificati come applicazioni  di realtà aumentata (augmented reality). Permettono la costruzione di un immaginario condiviso attorno al nostro vivere quotidiano, inserendo elementi che traslano dal virtuale al reale.
Così i locali cui siamo soliti frequentare acquisiscono una luce diversa sotto Foursquare: ora può diventare un luogo di cui ambire la leadership (si acquisisce il ruolo di Major).

Tuttavia Facebook Luoghi non sembra affatto appagante e non propone alcuna dimensione ludica. Nemmeno sconti o promozioni dato che Facebook Deals è stato sospeso da tempo.
Nonostante ciò, noto che vengono rilasciati diversi chek-in con Facebook
Potrebbe essere perché nel segnalare la mia presenza ai miei amici o conoscenti possono eventualmente raggiungermi? Oppure è perché ci sembra di valere di più nel momento in cui comunichiamo al mondo che esistiamo in un dato luogo, hic et nunc?
Ma in tutto ciò la privacy dove fa a finire? Non è paradossale come spesso ci sforziamo nel custodire  gelosamente molti fatti personali dalla rete e poi non ci facciamo problemi a lanciare segnali di fumo virtuali nel e con il web?

Quale sia il motivo che ci spinge a creare segnalazioni digitali con i mezzi di geolocalizzazione, è chiaro che di questo passo prenderà forma una sorta di “virtualsfera” in cui il digitale comincerà a inserirsi nella fisicità dei luoghi visitati.
Allora finiremo a far l’amore virtuale come nel film Demolition man?

lunedì 5 dicembre 2011

Facebook acquista Gowalla

Facebook ha acquistato il servizio di geolocalizzazione Gowalla, un servizio che in Italia non è ancora esploso ma che, con questa inattesa mossa, potrebbe cambiare le sue sorti.


CNN Money cita "una fonte vicina a Gowalla" secondo cui Facebook ha acquisito la società per una somma non ancora rivelata. La maggior parte dei dipendenti Gowalla, tra cui il fondatore Josh Williams,si stanno preparando per passare dalla società di Austin, Texas,  alla sede di Facebook a Palo Alto, in California, per lavorare sulla funzione Timeline di Facebook, prodotto che necessita di una certa evoluzione.


"E 'una partita perfetta", dice la fonte anonima citata da CNN Money. "Per quanto riguarda il quadro generale, lo scopo di Gowalla è coinvolgere persone che raccontano storie, mentre quello di Facebook  è di raccogliere momenti importanti nella vita attraverso la Timeline".